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La funzione dei piedi.

I nostri piedi, appendice terminale del corpo, servono sia per la stazione eretta che per la deambulazione.

Nella fase statica il corpo umano sta fermo in appoggio bipodalico o monopodalico. Entrano in gioco muscoli propri con proprietà anatomiche, meccaniche, funzionali e metaboliche diverse dalla fase dinamica (il passo).

Grazie a questa funzione i nostri antenati dalla andatura a 4 zampe si sono evoluti liberando le zampe anteriori che hanno progressivamente assunto il ruolo di “manipolatrici” permettendo di costruire “cose” che alla fine ci han permesso di evolvere e sovrastare (leggi purtroppo: sottomettere) tutte le altre specie animali e tutto il pianeta terra. Non solo ma di pari passo anche l’intelligenza umana grazie a questa capacità e grazie alle progressive conoscenze acquisite, si è sempre più evoluta e con essa la capacità di procurarsi cibo in abbondanza con il quale si è cresciuti più sani e più alti.

Mentre nell'andatura quadrupede era necessaria una struttura robusta, con grossi e potenti muscoli per la corsa e con scarso impegno muscolare durante la stazione eretta, nella stazione eretta bipodalica il problema principale è stato quello dell’equilibrio.

La nostra antenata Lucy era alta 110 cm, una italiana media è alta 165 e i Tutsi arrivano oltre i 200 cm.

Come ci si può mantenere in equilibrio su di un terreno spesso irregolare o in pendenza annullando le forze disequilibranti interne come la respirazione e soprattutto quelle esterne? appoggiati su un segmento corporeo piccolo come i piedi?

Per assolvere a questo compito il piede ha dovuto in primo luogo aumentare la propria sensibilità propriocettiva. La pelle plantare è diventata sottile e ricchissima di recettori della sensibilità, ecco perché si soffre il solletico sotto i piedi, e contemporaneamente il sistema nervoso si è evoluto per recepire tutti questi nuovi segnali e per reagire di conseguenza.

Possiamo distinguere due strategie di reazione del piede:

La prima velocissima assolutamente istintiva; la stimolazione di un recettore plantare non arriva neppure fino all'encefalo, perché le vie di trasmissione sono troppo lunghe, ci vuole troppo tempo e nel frattempo si è perso l’attimo (leggi: il piede o il corpo possono aver già avuto un danno).  E' un arco riflesso: lo stimolo arriva nelle corna del midollo e tramite la controstimolazione di un unico motoneurone provoca la reazione efferente sul piede.

La seconda volontaria molto lenta se elaborata dalla corteccia o meno lenta se interessa solo la sostanza reticolare del cervello, si verifica con l'intervento del sistema nervoso centrale. E' una reazione molto precisa, elaborata, condizionata dalle efferenze provenienti dai seguenti recettori: il labirinto, il recettore dentario, il recettore oculare, la pelle (per la quale si rimanda a quanto dicono Bricot e Huneke) e naturalmente sempre i piedi.

E’ noto infatti come sia molto difficoltoso mantenersi eretti nel corso di una labirintite o quando il SNC è alterato durante l'abuso di alcol o anche solo ad occhi chiusi in appoggio monopodalico oppure quando il recettore podalico è annullato: è esperienza comune sperimentare un grave disorientamento quando si scia nella nebbia fitta o una sensazione di instabilità camminando su una superficie soffice ed inconsistente.